Sulla valutazione dei dipinti
Il libro descrive i fattori e le variabili che condizionano la valutazione dei dipinti e alcuni metodi utilizzati per dar loro un valore di stima. Alcuni di questi risalgono ad altre epoche, come quelli di Roger de Piles e di Armand Drouant, che si avvalgono di criteri molto soggettivi come la “composizione” o il “coefficiente di simpatia”, Altri invece si basano su classifiche redatte tenendo conto della “reputazione” dell’artista, acquisita tramite partecipazione a mostre e apparizioni su riviste specializzate. Altri ancora prendono in considerazione i dati storici, rappresentati dai risultati d’asta passati, cercando di giungere ad una valutazione il più oggettiva possibile.
Malìa d’Oriente
L’immagine femminile nella pittura orientalista ha spesso rappresentato quanto di più seducente e sensuale e quindi riprovevole, nell’ipocrita società borghese dell’Ottocento. Tutto ebbe inizio dalla comparsa della traduzione francese delle Mille e una notte, raccolta di novelle di provenienza araba. Queste storie, piene d’intrighi, sessualità e violenza avevano come protagonisti califfi, odalische ed eunuchi. Era un mondo immaginario con luoghi proibiti, profumi d’incensi, giovani donne ricoperte da mussole trasparenti che fumavano il narghilè, pigramente adagiate su tappeti multicolori. Inoltre, le cronache scritte da chi ritornava dai viaggi in oriente, spesso narravano di eventi che facevano volare la fantasia. Tutto questo creò immagini di sogno che condizionarono anche la pittura.
Firme di pittori italiani dell’Ottocento
Questo repertorio contiene 10.485 firme di 4.083 pittori italiani che hanno operato nell’Ottocento. Per offrire parametri certi si è ritenuto opportuno considerare gli artisti nati tra il 1750 e il 1885, includendo quindi anche coloro i quali si sono allontanati stilisticamente dalla pittura ottocentesca, ma che sono nati nell’intervallo di tempo considerato.
Pittori orientalisti italiani
Questo libro si è proposto di analizzare i pittori italiani che si sono avvicinati e hanno praticato il genere di pittura chiamato Orientalismo e che sono stati attivi dall’inizio del XIX fin verso la metà del XX secolo. La trattazione ha riguardato solo i pittori, escluso quindi gli scultori, scenografi, disegnatori di reperti archeologici e decoratori di ceramiche. Sono stati compresi sia pittori figli di genitori italiani, nati all’estero, che quelli e che, pur di origine straniera, hanno lavorato per molto tempo in Italia. Lo spazio geografico nel quale collocare i soggetti e le scene descritte nelle loro opere è principalmente quello corrispondente ai territori del Vicino Oriente, del Medio Oriente, di gran parte dell’Africa Settentrionale, dell’Anatolia e dei Balcani. Territorio pressoché corrispondente quello dell’Impero Ottomano negli ultimi decenni del Seicento. Anche se questa è l’area geografica privilegiata dagli orientalisti italiani, si è comunque ritenuto opportuno comprendere anche i pochi pittori che hanno soggiornato e dipinto il mondo dell’Estremo Oriente verso il qual l’Europa, prima con la “Chinoiserie” del secondo Ottocento, poi con lo “Japonisme” ha manifestato crescente interesse e trasporto. Di ogni pittore trattato si è redatta una scheda nella quale trova posto una sintetica biografia, la collocazione di eventuali opere pubbliche e private, i musei nei quali sono conservati suoi lavori e la bibliografia che lo riguarda. Viene anche raffigurata un’opera dello stesso, corredata dal titolo, dalla tecnica con la quale è stata eseguita e dalla dimensione. Infine è riportata la riproduzione della firma o delle firme che compaiono sulle sue opere.
Il giapponismo italiano
Questo volume tratta dell’influenza avuta dalla pittura giapponese sui dipinti degli artisti italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. Si sono volute comparare le stampe dei pittori giapponesi realizzate dall’inizio del periodo Edo (1603-1868) alla fine del periodo Meiji (1868-1912), chiamate Ukiyo-e, con i dipinti dei pittori italiani, ponendo a confronto le opere, divise in due diversi ambiti, quello iconografico e quello stilistico, allo scopo di renderne evidenti le analogie. L’arco temporale nel quale è compresa la realizzazione delle opere dei pittori italiani riportate in questo volume, va dagli anni Sessanta dell’Ottocento alla metà del Novecento.
La donna nella pittura di denuncia sociale
Nella seconda parte dell’Ottocento sono nati e si sono sviluppati movimenti che tendevano alla conquista di spazi di libertà scaturiti dalla Rivoluzione francese e che mutarono la realtà sociale. Il Liberalismo, il Capitalismo, il Socialismo e il Comunismo, con le loro istanze, attraversarono tutto il secolo e parte di quello successivo. Gli artisti inevitabilmente divennero protagonisti e interpreti di queste nuove aspirazioni, documentando, interpretando, penetrando nell’animo di chi guardava con immagini dalle quali trasparivano le tensioni e le pulsioni dell’epoca. La pittura che si è voluta narrare è quella della raffigurazione del dato oggettivo, dell’aspetto umano e reale. Si sono voluti tratteggiare e raffigurare i mestieri, i ruoli e le condizioni delle donne del XIX secolo come ci venivano rappresentati dai pittori del tempo. L’arco temporale al quale si riferisce ciò che è contenuto in questo libro abbraccia il periodo che data dai primi moti sociali di metà Ottocento, ai primi anni del Novecento.